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WELFARE Р“Lea, siamo troppo indietro. I territori non possono aspettare”

Siamo molto, troppo indietro nell’iter che porta all’elaborazione dei livelli essenziali di assistenza sociale. I territori non possono aspettare i tempi delle negoziazioni politiche e dei veti incrociati”. È il commento del direttore della Fondazione «E. Zancan» di Padova, Tiziano Vecchiato, intervenuto oggi al convegno «Le politiche sociali: dalla legge 328 al federalismo fiscale» a Genova per il decennale della «legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali».
Il motivo del ritardo è che, diversamente da quanto previsto dalla legge del 2000 e dalla riforma costituzionale del 2001, “non sono ancora stati individuati i parametri per la definizione dei Lea sociali. La mancata definizione del finanziamento non rende possibile l’equità distributiva delle risorse, l’efficacia delle risposte e un migliore incontro tra diritti e doveri”. Le contraddizioni da superare non sono poche e si concentrano su alcune questioni di fondo come la definizione della spesa per assistenza sociale (sono 30 o 49 miliardi?), il rapporto tra trasferimenti monetari e servizi (attualmente è di 12 a 1), i contenuti tecnici dei Lea sociali e la loro attuazione nel federalismo. Un grande problema è di natura economica: i comuni italiani hanno oggi una capacità media di finanziamento di circa 111 euro pro capite, ma con differenze ingiustificate da Sud a Nord: “Si va da un minimo di 29 euro pro capite nei territori più poveri a oltre 263 euro pro capite in quelli più ricchi. Per questo il sistema di perequazione, previsto dal disegno federalista, dovrà farsi carico di un grande sforzo di riequilibrio”. Il fatto che, ad oggi, l’85% delle risorse sono gestite dallo Stato e non da comuni e regioni non facilita l’azione di riequilibrio e una qualificazione dell’assistenza sociale a sostegno del lavoro e dello sviluppo.
Il bilancio dei dieci anni della legge è comunque positivo, poichè “ha profondamente influenzato la riforma costituzionale nel prevedere i Lea sociali – aggiunge Vecchiato – e anche in modo in cui la legge 42/2009 ha interpretato il federalismo solidale”. Oltre a questo, Vecchiato riconosce alla legge 328/2000 il merito di aver reso possibile nei territori la programmazione integrata e il potenziamento della collaborazione pubblico-privato. Guardando ai prossimi anni, il direttore della Zancan si aspetta “un maggiore impegno nell’integrazione delle politiche per le persone e le famiglie, a tutti i livelli, e più decisi investimenti nella valutazione dell’impatto sociale e dell’efficacia dei servizi. È quindi al rendimento sociale dei diritti e non solo alla loro esigibilità burocratica che bisognerà guardare”.