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A Padova dibattito sulla riforma del Servizio civile

Si è svolto oggi (8 maggio), nella sede della Fondazione Zancan di Padova, il seminario di ricerca “La riforma della legge 64/2001 sul servizio civile: cosa rafforzare, cosa modificare”. Nella convinzione di poter dare un valore aggiunto al dibattito sulla revisione, un tavolo composto da Arci, Caritas, Cnesc, Università, comunità di accoglienza, enti e altri soggetti si è riunito oggi per lanciare delle proposte concrete di modifica. Moderatori dell’incontro il presidente della Fondazione monsignor Giuseppe Pasini ed Emanuele Rossi, professore di Diritto costituzionale alla Scuola di Sant’Anna di Pisa, tra gli estensori dell’attuale legge e membro della commissione di governo incaricata di rivedere il testo del 2001.

Obiettivo del seminario era di analizzare i principali nodi dell’attuale normativa per individuare possibili migliorie. “Il Servizio civile nasce con la funzione di difesa non violenta della patria – spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato – e proprio in questo momento, per volontà dello stesso ministero, il termine ‘difesa’ sta espandendo i propri significati: basti pensare che sempre più spesso le missioni dei militari all’estero vengono definite ‘umanitarie’. Pertanto è importante caratterizzare meglio le attività e gli obiettivi del Servizio civile, per meglio qualificare la sua azione”. In questo modo si raggiungerebbe un secondo importante obiettivo, cioè lo scioglimento del nodo del rapporto stato-regioni: “Adesso abbiamo una legge nazionale e delle leggi regionali – aggiunge Vecchiato -, ma sarebbe certamente più utile e funzionale se si scegliesse di seguire l’esempio del servizio sanitario nazionale, che ha un unico corpus nazionale con delle declinazioni territoriali. Si tratta dunque di non confondere la gestione nazionale con il carattere nazionale del servizio, senza che venga meno la funzione del finanziamento da parte delle risorse statali”.

Rossi, inoltre, sottolinea l’importanza che le finalità di “difesa della patria” siano ben evidenti nei progetti di servizio civile perchè “se si perde di vista la funzione di questa legge allora non si sarà più in grado di distinguere tra il Servizio civile e, ad esempio, il volontariato”. E aggiunge: “La normativa del 2001 ha funzionato e funziona, molto però è rimesso alla capacità degli enti di formulare buoni progetti. Il punto critico in fase di attuazione è proprio questo: non è sempre chiara la distinzione tra finalità e ambiti di attività”.

Un altro problema all’ordine del giorno era quello della riduzione delle risorse, che al 2011 potrebbero scendere del 30%, comportando necessariamente una riduzione del numero di posti a disposizione dei giovani interessati all’esperienza. “Saranno maggiormente penalizzati i giovani del Sud, per i quali spesso il Servizio civile funziona come una sorta di introduzione al lavoro”. Si renderà dunque necessario trovare soluzioni per spendere meno e per ottenere un migliore utilizzo dei fondi, aumentando anche le capacità di reperimento.