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Ancora poche risorse contro la povertà e mal gestite

La Fondazione “E. Zancan” saluta con soddisfazione il report sulla spesa sociale dei comuni pubblicato dall’Istat, soprattutto per la maggiore visibilità riservata alle voci di spesa relative alla lotta alla povertà. A ben guardare, i dati evidenziano chiaramente le falle di un sistema di contrasto all’esclusione sociale che richiede una revisione, da anni auspicata ma finora inattuata.
“Nel corso degli anni la spesa per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale è rimasta pressoché invariata – commenta il direttore della Fondazione, Tiziano Vecchiato –, nel senso che piccoli incrementi di spesa non evidenziano ancora un cambio di rotta nelle politiche di contrasto”. Un cambio di rotta invocato da più parti e sollecitato anche dalla Banca d’Italia che, nel documento di gennaio 2011 sulla qualità dei servizi pubblici, evidenzia la possibilità di “grandi margini di miglioramento se si adottassero nuove soluzioni in grado di garantire migliori rendimenti della spesa” come riassume Vecchiato. Ancora una volta, dunque, il problema sta nel governo strategico delle risorse: “Servono meno trasferimenti monetari e più servizi – rilancia il direttore –. Anche nel 2008 le erogazioni in denaro sono state il 56,8%, cioè la maggior parte, di quei 510 milioni di euro che i comuni destinano alla lotta contro la povertà. È un segno evidente che i messaggi lanciati da noi e dalla Caritas nei ‘Rapporti povertà’ sono tuttora inascoltati”. La sfida per i prossimi anni, quindi, è quella di aumentare l’efficacia delle azioni: “Per fare un esempio, nel periodo 2003-2008 la spesa sociale dei comuni è cresciuta del 24%, contro il 18% della spesa sanitaria. Ebbene, a fronte di queste maggiori risorse non si è riscontrato un miglioramento delle risposte”.
Nel ricordare che i dati presentati sono precedenti alla crisi, la Zancan sottolinea il proprio apprezzamento per il report, che presenta le dimensioni della spesa sociale e il suo incremento al netto dell’inflazione. Ciò significa che, come evidenzia Istat, il balzo in su della spesa nell’ultimo quinquennio va ridimensionato: non da 90 a 111 euro, ma da 90 a 98 euro. “L’aspettativa – auspica Vecchiato – è che l’imminente aggiornamento dei dati annuali sulla povertà evidenzi adeguatamente l’incremento effettivo del fenomeno per evitare che, come è successo l’anno scorso, passino messaggi sbagliati (cioè che la povertà non è in crescita) a chi deve impegnarsi ancor di più a contrastarlo”.