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Assistenza sociosanitaria: una ricerca nazionale punta all’uniformita’

Sul fronte dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria l’Italia appare come un mosaico di mille tessere colorate, tutte diverse. Ad oggi, infatti, non esiste una modalità unica di accesso ai servizi, siano essi domiciliari, semiresidenziali, ambulatoriali, diurni o residenziali. E, allo stesso modo, non esiste una via condivisa per l’individuazione dei loro costi. In questo sistema frammentato, la strada da seguire è quella dei Lea (livelli essenziali di assistenza), unico strumento in grado di garantire compattezza e uniformità. È da questo presupposto che nasce “Criteri per promuovere equità nell’accesso ai servizi sociosanitari per persone non autosufficienti: una valutazione di costo-efficacia”, una ricerca sanitaria (ex art. 12 Dlgs 502/92) finanziata dal ministero della Salute, in collaborazione con la regione Abruzzo e la Fondazione “E. Zancan” di Padova. Lo studio coinvolge cinque regioni: Abruzzo, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Campania. Le unità operative coinvolte sono: Agenzia sanitaria regionale della regione Abruzzo, Ulss 18 di Rovigo, Fondazione Zancan, Azienda per i servizi alle persone Itis di Trieste, Arsan regione Campania, Società della salute di Prato. Nella giornata di ieri i promotori si sono riuniti a Barisciano (Aq), nella sede dell’Ambito territoriale sociale n° 11 “Montagna aquilana”, per fare il punto sugli obiettivi e i risultati attesi. Barisciano è uno dei comuni che ha subito gli effetti devastanti del terremoto e da qui, anche simbolicamente, si è deciso di avviare la ricerca di nuove soluzioni ai bisogni delle persone.
“Il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza sociosanitaria è oggi una priorità per le regioni e il governo centrale – commenta il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -, perché il carico principale dell’assistenza alla persona non autosufficiente si riversa sulle persone più deboli e/o sulle loro famiglie. Molte ricerche hanno evidenziato che uno dei principali determinanti di equità è rappresentato dalle condizioni e dalle modalità di accesso e di valutazione dei bisogni. I risultati tuttavia non sono ancora convincenti perché non esiste una capacità uniforme di classificare i servizi”. L’obiettivo, dunque, è di individuare, selezionare e validare nuove soluzioni per promuovere l’accesso equo ai servizi e per valutare l’impatto dei modelli di assistenza, usando indici di bisogno-esito-costo. Per questo, si tratta dunque di definire una strategia multilivello per monitorare i Lea, che tenga conto anche e soprattutto delle condizioni di accesso. È il punto di partenza per sperimentare soluzioni innovative tese a valutare il rapporto tra i risultati attesi, quelli ottenuti e il loro impatto economico e di efficacia sui sistemi di welfare regionali e la condizione di vita delle persone.
Una particolarità dello studio consiste nel fatto di coinvolgere le unità operative dell’area abruzzese colpita dal sisma del 6 aprile 2009, in particolare i distretti dell’ambito “Montagna aquilana” e dell’ambito “Sirentina”. Il motivo di questa scelta è presto detto: “Pur trovandosi nel cratere sismico – spiegano i promotori della ricerca -, queste aree hanno continuato a erogare servizi sociosanitari alla popolazione – anzi, ancor di più – pur in condizioni oggettivamente difficili a seguito della crescita della domanda di aiuto, delle maggiori difficoltà di accesso ai servizi, dell’inagibilità di molti luoghi, senza che questo impedisse e scoraggiasse l’impegno professionale e istituzionale”.