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Ce la faremo? Con una solidarietà efficace

La crisi economica sembrava superata. Non è così, ogni giorno morde di più. Assistiamo impotenti alle difficoltà delle persone disoccupate, delle famiglie impoverite. Nella vita di tutti i giorni la crisi si traduce in difficoltà a pagare la spesa, il mutuo, le cambiali (+14% nel 2009). Lo sanno le caritas, i centri di ascolto, le parrocchie. Gli ammortizzatori sociali non bastano, sono già costati 18 miliardi di euro per un argine utile ma fragile.
Queste constatazioni sono alla base dell’articolo «Ce la faremo? Con una solidarietà efficace» di Tiziano Vecchiato (pubblicato nel n. 6/2010 della rivista «Madre»).
Riportiamo di seguito l’articolo.

«L’ultimo rapporto (2009) di Caritas italiana e Fondazione Zancan ci parla di 8 milioni di poveri: sono famiglie di 2 persone che ogni mese spendono meno di 1.000 € per affitto, bollette, alimentazione, vestiario, cure mediche, trasporti… Sono famiglie numerose, madri con figli a carico, persone anziane non autosufficienti. Molte nascondono la loro condizione per paura o vergogna.
Si può fare di più? Molto di quello che in Italia fanno le amministrazioni pubbliche non basta. La social card e altre agevolazioni non hanno dato i risultati sperati. Solo 91.000 famiglie su un milione sono uscite dalla povertà assoluta, con una spesa di 192 milioni di euro. Hanno ricevuto 50 euro al mese, ma è come se fossero costate 200. Gli effetti della riduzione della povertà delle famiglie povere con figli, prima e dopo l’effetto congiunto di benefici fiscali e trasferimenti monetari, è 1,7% in Italia, 80,4% in Danimarca, 72,7% in Francia, 46,9% in Germania, 45,6% nel Regno Unito. Ci fa compagnia il Portogallo (2,8%).
Come mai? In Italia l’assistenza sociale è soprattutto erogazione di soldi, senza aiutare a trovare casa e lavoro. Questo svantaggio ci dice quanto di più e meglio potremmo fare, con le risorse che abbiamo, quasi 50 miliardi di euro ogni anno. La principale ragione: troppi soldi e pochi servizi, con costi a carico delle famiglie. Si dà con una mano e si toglie con l’altra. La crisi potrebbe aiutarci a prendere coscienza di questa contraddizione bonificando i trasferimenti e investendo nell’aiuto vero, nei servizi per la famiglia, per aiutare ad aiutarsi».