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Come valutare il rischio per l’infanzia

Molte difficoltà possono incidere sullo sviluppo psicosociale dei bambini e ragazzi in difficoltà. I motivi possono essere vari: povertà, separazione e conflittualità fra coniugi o morte di uno di essi, carenza nelle competenze parentali, problemi psicologici… Se per decenni la risposta è stata l’allontanamento dalla famiglia e il ricovero in istituto, oggi non è più così grazie alla «deistituzionalizzazione» del 2001. Ma questo non va considerato come un punto di arrivo: è necessario cercare nuove soluzioni per garantire una più efficace tutela. Di questo si occupa a partire da oggi un gruppo di esperti e di operatori provenienti da sei Regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Veneto) riuniti nella sede estiva della Fondazione “E. Zancan” a Malosco, in Trentino, per analizzare il “Rischio per l’infanzia e soluzioni per contrastarlo” (Progetto Risc).
Principale caratteristica dello studio (coordinato dalla Fondazione Zancan in collaborazione con il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Divisione III – Politiche per l’infanzia e l’adolescenza) e delle 6 Regioni, è di mettere insieme le questioni proprie della “valutazione del bisogno” con quelle del “piano personalizzato di intervento” e della “valutazione di efficacia”. “L’unitarietà di questi tre momenti deve trovare corrispondenza metodologica nei servizi per l’infanzia e l’adolescenza come pure nei servizi per la famiglia – spiega Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan –. Le ricadute attese sono nei modi di gestire la conoscenza del bisogno, il progetto personalizzato, la sua attuazione, la verifica”.
Il progetto si pone in linea con i dettati della Convenzione Onu del 1989, che attribuisce il compito di vigilanza agli Stati “affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità competenti non lo decidano”. La separazione dei figli è dunque considerata misura speciale e questo implica, anche oggi, un cambiamento di prospettiva nell’azione dei servizi e delle autorità pubbliche: “Da qui – conclude Canali – nascono ulteriori motivazioni per la ricerca, non solo scientifiche e giuridiche, ma anche valoriali ed etiche, per identificare soluzioni affidabili e valide, che oggi ancora non conosciamo”. Da queste ragioni è nata l’idea di una sperimentazione multicentrica (con gruppi sperimentali e gruppi controllo) per verificare l’efficacia delle azioni di contrasto al rischio di allontanamento e i maggiori benefici che si possono ottenere per i bambini e le famiglie, grazie ad una presa in carico personalizzata e a una sistematica valutazione di esito.