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Comuni poco restii ad associarsi e le risorse non fruttano

Il commento della Fondazione Zancan sul “Rapporto sugli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati” dell’Ista pubblicato da Redattore sociale

 

 Il “Rapporto sugli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati”, diffuso oggi dall’Istat, mostra ancora molte criticità nella gestione delle risorse per il sociale, ma evidenzia anche alcuni aspetti positivi. L’analisi è della Fondazione Emanuela Zancan di Padova, da cui arriva una precisazione: “Questi dati vanno interpretati non di per sé, poiché si riferiscono a tre anni fa, ma nel quadro di un’evoluzione della spesa dei comuni che ora va dal 2003 al 2010”.
 
Di buono “i comuni hanno dimostrato di saper reggere l’onda della crisi, dal momento che finanziano circa il 63 per cento della spesa complessiva, con risorse proprie”, spiega il direttore del centro studi Tiziano Vecchiato. Ma l’aspetto negativo è la perdurante tendenza a fare ognuno per sé, viaggiando in ordine sparso: “Lo dimostra il fatto che il 75 per cento della spesa è ancora gestita dai singoli comuni – incalza -: all’orizzonte ancora non si vede la disponibilità degli enti locali ad associarsi per gestire i servizi in modo collaborativo e migliorando di molto gli indici di efficienza. Di conseguenza, i comuni non si possono lamentare che le risorse non bastano, se nel contempo non dimostrano maggiore responsabilità nell’adottare gestioni più efficienti di quelle che conosciamo”. Un’altra criticità è la quota di compartecipazione degli utenti alla spesa, che ammonta a quasi un miliardo (oltre il 10% della spesa complessiva).
 
Resta poi il nodo dell’assenza di azioni efficaci a contrasto della povertà: “Il 50 per cento di questa voce di spesa non è altro che trasferimenti economici, che non possono assolutamente essere definiti ‘politiche contro la povertà’ – avverte Vecchiato -, ma vecchia assistenza con pochi servizi”. Infine, dai dati Istat emerge chiaramente che gran parte della spesa dei comuni e delle famiglie si concentra sulla prima e sull’ultima fase della vita: per nidi e servizi per la non autosufficienza. È proprio in questi due estremi che si concentra anche gran parte del concorso alla spesa delle famiglie. “È una contraddizione che va affrontata con nuove politiche”.

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