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Elogio della scuola pubblica

Scuola pubblica e fede cattolica non sono in contrasto, per cui screditare l’una per farsi bello agli occhi dell’altra non è una mossa saggia. Così può essere riassunto il commento di Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana superamento dell’handicap), alle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica e sui suoi insegnanti che «inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie». A quello che definisce «abominevole disprezzo», Nocera risponde con una lettera aperta che inizia così: “Sono un cattolico praticante – scrive il referente Fish in una lettera aperta -, sono stato presidente nazionale del Movimento apostolico ciechi e stimo molte scuole cattoliche per la loro serietà ed impegno culturale, oltre che per l’accoglienza di qualità che rivolgono da tempo all’inclusione degli alunni con disabilità ed ora anche a quelli stranieri. Però non posso accettare l’abominevole disprezzo con cui il presidente del Consiglio ha, in questi giorni, ingiuriato la scuola pubblica italiana e quanti operano con professionalità ed impegno in essa”.
Sbagliati i toni, dunque, ma anche l’occasione, perchè “se egli (Berlusconi, ndr), che parlava ad un convegno di cattolici, ha creduto in tal modo di fare cosa gradita a questi suoi potenziali elettori, ritengo che stavolta non abbia raggiunto lo scopo. Infatti noi cattolici non contrapponiamo la scuola cattolica a quella pubblica laica, ma riteniamo col buon senso che ci siano positività nell’una e nell’altra e che possano esservi taluni disservizi nell’una e nell’altra.; ma riteniamo ancor di più, con la Costituzione, che vi debba essere libertà per l’una e per l’altra”. Una precisazione d’obbligo, secondo Nocera, poiché “io e con me moltissimi cattolici riteniamo che chi sceglie la scuola cattolica lo faccia per una propria libera scelta e non per sottrarre i propri figli al lavaggio del cervello operato dai docenti della scuola pubblica nei confronti degli alunni per renderli contrapposti agli insegnamenti delle famiglie, come egli ha detto. Il Presidente del Consiglio, che si vanta di aver frequentato le scuole dei Salesiani, non ha esperienza diretta delle scuole pubbliche come ce l’ho io e moltissimi altri cattolici che hanno scelto di frequentare le scuole pubbliche e dove ci siamo trovati molto bene, malgrado la scarsità di risorse”.
Il vicepresidente Fish ricorda anche la dedizione e l’impegno del sistema scolastico di fronte alla disabilità: “Io ho frequentato le scuole pubbliche negli anni Cinquanta nel profondo Sud a Gela da minorato della vista, quando ancora non esisteva alcuna norma sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e sono grato ai miei docenti di allora che mi hanno accolto con professionalità realizzando la volontà della mia famiglia che rifiutava il mio internamento in un istituto speciale per ciechi. Nella scuola pubblica ho trovato compagni di differenti condizioni economiche e culturali e sociali ed ho cominciato a sperimentare il dialogo fra diverse mentalità e fra diverse concezioni della vita che mi hanno educato alla democrazia”.
In conclusione, Nocera riferisce che “ciò che mi ha ferito di più nel linguaggio del presidente del Consiglio è che egli ha espresso questo suo giudizio di dilegio come presidente del Consiglio che dovrebbe impegnarsi a rendere sempre più efficiente la scuola pubblica perché scuola aperta a tutti, come recita l’art 34 della Costituzione; egli invece l’ha giudicata come luogo di corruzione dei giovani e di circonvenzione di minori. Nessun cattolico, fedele laico o membro della Gerarchia ecclesiastica si era mai espresso in tali termini; nessun conservatore di formazione cattolica, per quanto potesse essere critico della scuola pubblica, si era mai spinto a tanto. Il Presidente del Consiglio che ha il merito di aver firmato la legge n. 67/06 che condanna qualunque forma di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, ha col suo giudizio lesivo della verità, operato una inqualificabile discriminazione ai danni della scuola pubblica , cui dovrebbe riparare assicurandole maggiori risorse finanziarie per elevarne sempre di più la qualità”.