Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Federalismo fiscale e welfare: cosa cambierà?

Il federalismo fiscale previsto dalla legge n. 42 del 2009 introduce novità importanti in ambito sociale, tra cui la maggiore responsabilità attribuita ai territori, l’eliminazione delle differenze tra aree del paese e l’individuazione dei livelli essenziali di assistenza sanitari e sociali. Il «Cantiere sociale regionale per la definizione dei diritti sociali» ha dedicato oggi (17 dicembre) a questi temi il convegno regionale “Federalismo sociale. Cosa cambia per il welfare locale con la fiscalità federata”, svoltosi a Padova nel centro culturale San Gaetano di via Altinate. All’incontro sono intervenuti l’assessore alle Politiche sociali della Regione Veneto Remo Sernagiotto, esponenti degli enti locali, referenti dell’Anci ed esperti del settore.
Ad aprire l’incontro è stato il direttore della Fondazione “E. Zancan” di Padova, Tiziano Vecchiato: “La legge 42/2009 – ha spiegato – attribuisce maggiori responsabilità e autonomia agli enti locali, ma prevede anche che vengano superate le attuali disparità tra i territori. Al momento, infatti, i costi per garantire i medesimi servizi e i medesimi livelli di assistenza variano notevolmente”. Queste disparità caratterizzano anche i livelli essenziali di assistenza sociali: i comuni italiani hanno oggi una capacità media di finanziamento dei Lea sociali pari a circa 111 euro pro capite, su scala nazionale, ma con un differenziale che va da un minimo di 29 euro pro capite a un massimo di oltre 263 euro pro capite. Ad oggi, il finanziamento dei Lea sociali può contare su circa 49 miliardi di euro, di cui 42 miliardi gestiti dallo stato o da amministrazioni a esso collegate. La spesa gestita dagli enti locali è di quasi 7 miliardi. Poi ci sono il co-finanziamento degli utenti, che è di circa 2 miliardi, e il finanziamento indiretto conseguente a detrazioni e deduzioni fiscali, di 11 miliardi. C’è però un problema: meno del 10% di questi fondi serve a finanziare servizi per le persone e le famiglie, mentre il restante 90% è gestito in forma di trasferimenti monetari, il cui rendimento è molto inferiore rispetto ai servizi. È questo che fa dire a Vecchiato che “è essenziale che le regioni, con i comuni, definiscano requisiti non solo per la realizzazione dei servizi, ma anche per una più equa compartecipazione alla spesa. Oltre a questo un’ulteriore frontiera: la verifica di efficacia e di impatto sociale dei livelli essenziali di assistenza. È questa la sfida più impegnativa del federalismo”.