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La questione povertà non √® un incidente da poco sviluppo

“Ripartire dai poveri”. Rapporto 2008 su Povertà ed esclusione sociale in Italia è presentato lunedì 17 novembre (ore 11.30-13.00) in un incontro pubblico organizzato dalla Consulta CGIL Veneto.

Saranno presenti: Tiziano Vecchiato, Direttore Fondazione Zancan ed Emilio Viafora, Segretario generale CGIL Veneto.

L’incontro è presso il Centro Cardinal Urbani – via Visinoni n. 4 – Zelarino (Mestre-Venezia).

 

Ripartire dai poveri significa far leva su reali pratiche di solidarietà sociale e su responsabilità istituzionali multilivello, necessarie per il governo strategico dei sistemi di welfare. Significa partecipazione e negoziazione sociale innovativa, per azioni efficaci di contrasto alla povertà in ambito regionale e locale.

Il testo è organizzato in tre parti. Nell’Introduzione si fa il punto culturale e sociale del problema. Nella Parte prima si delineano alcune soluzioni e condizioni per realizzare un piano di lotta alla povertà, a partire da due priorità (la condizione di vita delle persone non autosufficienti e quella delle famiglie povere con figli). Nella Parte seconda sono presentati due studi su come la programmazione e le scelte locali hanno affrontato le questioni della povertà e si conclude con una riflessione su come sia possibile immaginare un nuovo welfare per un paese che cambia.

Il risultato, da una parte è in sostanziale continuità con le analisi e le proposte dei precedenti rapporti, dall’altra privilegia lo sforzo propositivo, perché sono urgenti soluzioni, che in parte prefiguriamo. Possono essere realizzate con le risorse disponibili, con scelte lungimiranti e coraggiose ma, proprio per questo, dipendono dal coraggio e dalla volontà di investire nel bene comune.

La questione povertà non è un incidente da poco sviluppo: «Se si è perso tempo, in particolare negli ultimi anni, è anche perché si è dato credito a una tesi convincente e seducente: la povertà potrà essere ridotta grazie allo sviluppo economico. In sostanza: “maggiore sviluppo economico, maggiore redistribuzione dei vantaggi di tale sviluppo, quindi meno povertà”. Si tratta di una tesi che ha un’indubbia capacità di convinzione e nello stesso tempo sposta in avanti la possibilità di impegno responsabile per affrontare il problema. Se questa tesi fosse vera, nel Paese che, pur con molte contraddizioni, è ai primi posti dello sviluppo mondiale – gli USA – non dovrebbero esserci 13 milioni di bambini che vivono in condizione di povertà. Se consideriamo i bambini che vivono in famiglie povere e in famiglie a basso reddito, la percentuale passa dal 17% al 39%. Se prendiamo in esame la condizione dei bambini poveri in quel paese negli anni dal 2000 al 2006, risulta che la povertà infantile è aumentata dell’11%, cioè 1.200.000 bambini si sono aggiunti ai già tanti costretti a crescere poveri ed emarginati (National Center for Children in Poverty, 2007). Se la tesi della riduzione della povertà, grazie allo sviluppo economico, avesse mantenuto le sue promesse, non dovrebbe essere così, anzi il contrario. … Non bisogna quindi dare credito alle facili sirene. La questione povertà non è un incidente “da poco sviluppo”. È invece fortemente radicata nelle economie occidentali» (Dalle conclusioni del rapporto).