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La spesa sociale dei comuni: una ricerca fotografa la situazione veneta – Sintesi dei Risultati

Quanto spendono i comuni veneti per i servizi sociali? A questa domanda rispondono per la prima volta la Regione Veneto insieme all’Ulss 9 di Treviso e la Fondazione “E. Zancan” di Padova, che hanno realizzato una ricerca finanziata dalla Regione.

La sintesi dei risultati è visibile nell’area download.

Lo studio, presentato oggi nel corso del convegno “La spesa sociale dei comuni del Veneto. Indicazioni da una ricerca”,  fotografa la situazione in regione analizzando gli investimenti di tutti i 581 comuni veneti, aggregati per territori di riferimento delle aziende Ulss negli anni 2004, 2005, 2006.

Ciò che emerge è un quadro molto dettagliato della spesa, con un notevole dislivello tra aree territoriali: ad esempio nel 2006 il rapporto tra la spesa minima e quella massima per gli stessi problemi è stato di 1 a 13. Questo significa che se un territorio ha speso 1 (dato minimo), altri sono arrivati a spendere 13 volte di più per dare risposte a bisogni analoghi. Non si tratta di un problema di maggiore o minore efficienza, ma di un indice di maggiore o minore capacità di risposta ai bisogni. Considerato il triennio 2004-2006, il trend risulta in continuo aumento: da 1 a 11 è passato a 1 a 13

Entrando nel dettaglio, complessivamente i comuni del Veneto hanno speso nel 2006 quasi 395 milioni di euro, pari a 82,93 euro per ogni abitante. Di questi, 66,71 euro rappresentano la quota di spesa gestita direttamente dai comuni, mentre i restanti 16,22 euro pro capite sono risorse che vanno a finanziare gli interventi sociali delegati alle aziende Ulss. Guardando allo storico, il dato relativo al 2006 risulta leggermente inferiore a quello dell’anno precedente (86,74), ma superiore a quello del 2004 (77,91).  Se si analizza la spesa dei singoli territori, ci sono comuni che investono fino a 225 euro pro capite, altri che ne spendono 36.

I maggiori beneficiari degli investimenti direttamente gestiti dai comuni sono i minori: nel 2006 sono stati spesi 26 euro pro capite, mentre erano 26,3 nel 2005 e 21,4 nel 2004. Di poco inferiore la spesa a favore degli anziani nel 2006, che ammonta a 22,6 euro pro capite (erano 26,2 nel 2005 e 23,9 nel 2004).  Per quanto riguarda la tipologia di servizi, la maggiore spesa interessa interventi domiciliari, con 20,8 euro pro capite (erano 22,9 euro nel 2005 e 21,2 nel 2004).

“Lo studio non ha come obiettivo quello di dare giudizi di merito sulla spesa sociale dei comuni, ma di far emergere il quadro complessivo per offrire alla Regione, che ha commissionato la ricerca, elementi di conoscenza necessari per elaborare un percorso di sviluppo del welfare tenendo conto dell’aspetto sanitario, sociosanitario e sociale” commenta Giuseppe Dal Ben, direttore scientifico della ricerca “I dati raccolti per tipologie di risposta evidenziano le possibilità di miglioramento del sistema veneto, in un’area di rilevanza strategica per lo sviluppo sociale qual è quella della spesa sociale – spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -. Essa infatti è chiamata a dare risposte alle persone e famiglie in difficoltà. Nel contempo è chiamata a dare risposte universalistiche, cioè rivolte a tutti i cittadini per facilitare la conciliazione tra famiglia e lavoro, per le pari opportunità, per promuovere integrazione e coesione sociale”.

“Abbiamo grande bisogno di strumenti che analizzino e aggiornino i dati relativi alle politiche sociali nel Veneto – aggiunge l’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Veneto, Stefano Valdegamberi -, in particolare quelli della spesa sociale dei Comuni. Soprattutto in questa fase di difficoltà economica e finanziaria, è necessario che gli interventi e le scelte della programmazione regionale, in sinergia con gli interventi dei Comuni, rispondano al meglio alle esigenze di assistenza, di tutela, di sostegno delle persone siano esse anziani non autosufficienti, disabili, bambini, minori e delle famiglie. Con un occhio di riguardo all’omogeneità dei servizi sociali sul territorio e al potenziamento dei servizi nel campo della domiciliarità”.

Per Michele Maglio, Dirigente della Direzione Regionale per i Servizi Sociali, la ricerca rappresenta “il primo avvio di un sistema che necessita di essere monitorato e implementato per poter poi avere le informazioni necessarie per la definizione di livelli essenziali territoriali”. E aggiunge: “E’ un punto di partenza importante, elaborato su dati che già esistono e che in raccordo con altri sistemi informativi devono completare il quadro d’insieme per la definizione delle politiche di welfare del nostro territorio”.