L’attenzione alla spiritualità e alla fede di un paziente può dare un concreto contributo al lavoro di cura? La Fondazione Zancan di Padova, con altri partner di ricerca, ha deciso di rispondere a questa domanda e di porre l’accento sull’importanza di una presa in carico globale. A partire dal 18 maggio sarà infatti avviata una ricerca sperimentale negli ospedali, nelle case di cura, nei centri di riabilitazione e a casa.
Il progetto, che è stato preceduto da due anni di ricerca preliminare a cura della Fondazione, coinvolgerà un ampio team di esperti in diverse regioni italiane e durerà per 18 mesi. L’esperimento prevede che un primo gruppo di pazienti sia preso in carico con le usuali modalità di trattamento, mentre un secondo gruppo sarà sottoposto a una presa in carico basata su un nuovo protocollo, attento anche agli aspetti della fede e della spiritualità. Al termine della ricerca si valuterà se questo secondo tipo di trattamento avrà dato un valore aggiunto al lavoro di cura e soprattutto se gli indici di efficacia saranno migliori.
“Pensiamo che non si debba soltanto prestare attenzione al corpo, all’autonomia funzionale della persona e alla dimensione socio relazionale – spiega il direttore della Fondazione, Tiziano Vecchiato -, ma che sia altrettanto importante comprendere e aprirsi alle risorse valoriali della persona. Ora questo tipo di approccio è usuale tra i sacerdoti, gli psicoterapeuti e addirittura tra i santoni o sedicenti tali, ma non viene ancora incluso nella presa in carico professionale, perché non è considerato un elemento centrale e realmente capace di migliorare le condizioni delle persone in situazione di bisogno”.
Saranno dunque numerosi i pazienti coinvolti nello studio multicentrico a Trieste, Padova, Pieve di Soligo (Treviso), Rovereto, Trento, Pisa, Biella e Reggio Calabria.