Lo studio “La valutazione della progettazione sociale del volontariato” è realizzato
in collaborazione tra i Centri di Rovigo, Verona e Belluno e la Fondazione “E. Zancan”
Quale impatto hanno sul territorio i progetti finanziati dal Csv? Se lo sono chiesto i Centri di Rovigo, Verona e Belluno, che hanno realizzato con la Fondazione “E. Zancan” di Padova la ricerca “La valutazione della progettazione sociale del volontariato”. Lo studio, i cui dati locali sono stati presentati oggi a Rovigo, ha lo scopo di elaborare un modello di valutazione d’impatto della progettazione sociale che sia esportabile anche in altre realtà.
Nel triennio 2006-2008 il Csv rodigino ha finanziato 221 progetti, promossi da 78 associazioni, cui hanno aderito 653 organizzazioni di volontariato e che hanno coinvolto 114 mila beneficiari finali. La ricerca raccoglie le valutazioni dei membri delle associazioni, degli utenti dei servizi e degli attori del welfare locale.
Il parere delle associazioni. Il campione considera 61 associazioni per un totale di 84 progetti finanziati dal Csv. Dall’analisi emerge che i progetti sono risultati utili soprattutto a migliorare l’immagine e credibilità delle odv (da 0 a 1 indice di utilità di 0,71), a migliorare la qualità degli interventi (0,68) e dare continuità ai servizi (0,67). La soddisfazione per la capacità di progettazione sociale del Csv è alta. In particolare è apprezzata la disponibilità e la competenza del personale (“Molto/moltissimo soddisfacenti” per quasi tutto il campione). Gli aspetti invece più critici sono la capacità di facilitare relazioni tra i soggetti e la disponibilità di strumenti per la progettazione. In assenza del finanziamento Csv, le associazioni affermano che nel 36% dei casi non sarebbero riuscite a realizzare il progetto. Per migliorare la progettazione sociale, gli intervistati suggeriscono la realizzazione di interventi formativi, la semplificazione delle pratiche e la promozione del lavoro di rete.
La valutazione dei fruitori dei servizi. Dalle risposte del campione (44 persone) emerge che in assenza dei servizi finanziati, il 23% degli utenti non avrebbe saputo a chi rivolgersi. In particolare, gli aspetti più apprezzati sono: essere ascoltati, confrontarsi con altri punti di vista, mantenere rapporti sociali. La soddisfazione rispetto ai servizi è molto elevata, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità dei volontari (“moltissimo soddisfacente” per il 64%). Buon riscontro anche per la capacità di ascolto e il rispetto della privacy.
La valutazione da parte degli attori del welfare locale. I 28 intervistati (rappresentanti di enti locali, Ulss, cooperative sociali e no profit) valutano molto positivamente la progettazione sociale del Csv. I progetti sono considerati utili in primo luogo per integrare i servizi esistenti (indice di utilità 0,75), per promuovere la cultura della solidarietà (0,68), creare collaborazioni con il terzo settore e qualificare il volontariato come promotore di sviluppo sociale. Viceversa, i progetti sono risultati meno utili per quanto riguarda la prevenzione, l’informazione sui servizi e la sensibilizzazione della comunità locale.
Considerazioni sui risultati. Le indicazioni emerse da questo lavoro hanno consentito di migliorare i nuovi bandi del Csv, innovando le tipologie, esplicitando i criteri di valutazione e affinando gli obiettivi dei nuovi progetti di rete e della co-progettazione. I risultati confermano che il ruolo del Csv e del volontariato nei prossimi anni sarà sempre più quello di tessere e sviluppare reti fra soggetti, organizzazioni, individui, territori in una società a crescente rischio di disgregazione e di esclusione sociale.
“La domanda principale cui ha cercato di dare risposta lo studio valutativo è se sia possibile misurare l’efficacia dei progetti, il loro impatto sociale, il loro rendimento in termini di utilità per le persone e le comunità locali – spiega il direttore della Fondazione “E. Zancan”, Tiziano Vecchiato –. Poter valutare l’impatto sociale delle risorse messe a disposizione del volontariato è oggi ancora più importante vista la crisi che tutti stanno vivendo. Il volontariato lo sa e intende testimoniare anche in questo modo la qualità della propria azione, il suo rendimento sociale e la capacità di costruire bene comune”.
“Le indicazioni emerse da questo lavoro hanno consentito di migliorare i nuovi bandi del Csv, innovando le tipologie, esplicitando ulteriormente i criteri di valutazione e affinando gli obiettivi dei nuovi progetti di rete e della co-progettazione – commenta Vani Franceschi, presidente del Csv -. I risultati confermano che il ruolo del Csv e del volontariato nei prossimi anni sarà sempre più quello di tessere e sviluppare reti fra soggetti, organizzazioni, individui, territori in una società a crescente rischio di disgregazione e di esclusione sociale.”
I dati locali della ricerca saranno presentati anche a Verona il 16 novembre e a Belluno il 4 dicembre.