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Lo Schema Polare in sperimentazione in Nuova Zelanda

La Fondazione «E. Zancan» esporta le proprie metodologie e competenze dall’altra parte del mondo: da alcuni giorni e fino al 17 aprile, infatti, Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione, è impegnata nell’attività di approfondimento con gli operatori della Open Home Foundation, in Nuova Zelanda. L’attività rientra nell’ambito del progetto «WHAKAPONO» (acronimo di «We Hope And Keep A Project Outocome-Need Oriented»). Mira alla definizione di piani personalizzati per valutare i bisogni delle famiglie e dei bambini presi in carico dai servizi nel territorio neozelandese.
L’assunto di base è che per le persone con bisogni multipli si rende necessario un approccio integrato e multi-professionale, che sia in grado di valutare tutti i diversi fattori che stanno alla base del disagio. Per consentire un’analisi globale della situazione di ogni individuo la Fondazione Zancan da quasi dieci anni ha elaborato lo «Schema Polare», una metodologia che consente di conoscere simultaneamente la condizione preliminare della persona e i risultati raggiunti in seguito alla presa in carico. E questo prendendo in considerazione anche l’apporto e i benefici che sulla persona possono avere la famiglia, la spiritualità, i valori, ma anche l’ambiente e altri fattori sociali.
In questi giorni i professionisti neozelandesi stanno quindi prendendo confidenza con la metodologia S-P, che è alla base dello Schema Polare, per poter dare il via a breve a sperimentazioni collaborative, transculturali.
«Obiettivo del progetto – spiega Cinzia Canali – è di considerare quanta attenzione sia data dai professionisti anche all’area dei valori e della spiritualità nelle persone in difficoltà, mettendo in luce le potenzialità dell’individuo, ma anche della famiglia e della comunità locale. Da questa esperienza ci aspettiamo di poter valutare se e in che modo l’attenzione ai valori e alla spiritualità possa dare risultati in termini di efficacia della presa in carico da parte degli operatori sociali, sanitari ed educativi».