Il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza sociosanitaria è una questione prioritaria per la trasformazione e il riequilibrio dei poteri (centrali, regionali e locali) dopo le ultime modifiche costituzionali. Le azioni regionali per il monitoraggio dei livelli essenziali sono condizione necessaria per partecipare attivamente non solo al dibattito ma anche alle azioni in corso sulla regolazione dei livelli e sulle modalità di gestione del fondo perequativo. Alla base del progetto ci sono anche altre ragioni, più orientate al governo del welfare campano, che consapevole delle proprie difficoltà, è impegnato nella ricerca di soluzioni per governare la spesa e l’offerta e per garantire maggiore equità distributiva.
Il percorso avviato da alcuni anni in Regione Campania è finalizzato a dare soluzioni ai problemi, verificandone l’impatto sul sistema professionale e di governo dei servizi sociosanitari.
La necessità di cercare soluzioni nasce dal fatto che quelle disponibili non bastano per ridurre le criticità. Ad esempio, in una fase di profonda trasformazione non bastano raccomandazioni di buone prassi. Servono soprattutto opzioni di natura strategica, per una maggiore integrazione delle responsabilità e delle risorse. Dopo le riforme sanitaria (Dlgs n. 229/99) e sociale (L. n. 328/00) le successive attuazioni sono ancora insufficienti. Le ragioni sono conosciute, a partire da centri di responsabilità strutturalmente differenziati. Finché tali responsabilità non saranno esercitate in modo integrato e collaborativo, le opzioni professionali, anche qualificate, non potranno colmare i deficit di governabilità della spesa e dell’offerta. Il progetto si è sviluppato a partire da una convinzione: per definire un livello essenziale di assistenza è necessario far riferimento ad almeno tre parametri: l’entità di finanziamento, i contenuti e le quantità di risposta, i benefici di salute, misurabili in termini di efficacia. Le disuguaglianze nascono e si riproducono da persistenti difformità presenti nel territorio, spiegabili proprio in termini differenziali di input, output e outcome.
Su questo problema si è concentrato il gruppo di lavoro regionale, partendo dalle più evidenti disuguaglianze e criticità. Si è poi focalizzato sullo sviluppo di soluzioni e sulla loro sperimen-tazione, avendo in mente una priorità: i livelli essenziali di assistenza sono reali se e in quanto contribuiscono a tutelare e promuovere i diritti di ogni persona, a partire da quelle più deboli, riducendo le disuguaglianze non solo nell’accesso ma anche e soprattutto nella fruizione delle risposte.
La giornata di studio (Napoli, 8 aprile 2009) prevede interventi di Angelo Montemarano, Assessore alla Sanità; Alfonsina De Felice, Assessore alle Politiche Sociali; Antonio Gambacorta, Coordinatore Assistenza sanitaria Regione Campania; Tonino Pedicini, Direttore Generale Arsan; Rosanna Romano, Dirigente Settore Fasce Deboli; Pierluigi Cerato, Direttore Pianificazione Programmazione Arsan; Tiziano Vecchiato, Direttore Fondazione Zancan; Silvia Arcà, Ufficio II-Direzione Programmazione livelli essenziali di assistenza e principi etici, Ministero della Salute; Cinzia Canali, Ricercatrice Fondazione Zancan; Giuseppe Cirillo, Tavolo tecnico monitoraggio LEASOCIOSAN; Donata Bellentani, Responsabile Organizzazione dei servizi sanitari regionali dell’ASSR; Antonio Oddati Coordinatore A.G.C. Assistenza Sociale. Coordina Ettore Mautone, giornalista.
Nell’ambito del convegno viene presentato il rapporto “Livelli essenziali di assistenza, bisogni e diritti delle fasce deboli della popolazione“, che raccoglie i dati sulla classificazione e il monitoraggio 2008 dei livelli di assistenza sociosanitaria nella Regione Campania.
In allegato il programma.