«Oggi martedì 3 marzo 2015 mentre stavo pranzano mi chiamano al cellulare, alzo la cornetta e sento una voce ben nota che dice: “Sono Papa Francesco, mi ha dato il suo nome il Vescovo di Agrigento, il Card. Franco Montenegro”». A raccontare la vicenda è monsignor Giuseppe Benvegnù-Pasini, presidente della Fondazione Emanuela Zancan di Padova e già direttore di Caritas italiana, che questa mattina ha voluto condividere la propria grande emozione in una conferenza stampa. Provato dalla malattia, mons. Pasini ha raccontato:
«La cosa fu così sorprendente che non mi soffermai a chiedere spiegazioni; ma scoppiai a piangere e dissi: “Santità: il fatto della Sua elezione è stato per me liberante”. Quando lo elessero Papa, io ero in gran confusione, poi ebbi un’illuminazione e pensai: “Offro la mia sofferenza a Dio, per il Papa perché possa compiere il suo enorme compito di riforma della Chiesa”. Dopo quanto fatto mi fu tutto più chiaro: la mia malattia non cadeva nel vuoto ma aveva un compito nella Chiesa e nel mondo. Quando l’offerta è al Signore tutto diventa più significativo, anche per me. Non soffrivo invano, bensì tutto si univa alla sofferenza di Cristo. Questa confidenza la feci a 3-4 persone più intime, tra cui il Card. Montenegro. Per questo dissi al Papa: “Santità, il fatto fu per me liberante, perché ora avevo uno scopo per cui pregare e per cui soffrire”… Mentre piangevo e pregavo, il Papa stava in silenzio. Poi soggiunse: “Volevo dirle che la ringraziavo e che apprezzavo la sua preghiera e la sua offerta del dolore”. Intanto conclusi la mia preghiera: “Santità, continuo a pregare per lei e per la Chiesa” e lui continuò dicendo: “La prego ancora: preghi per me, per il Papa”. Mi benedisse e la telefonata termina qui».
Alla conferenza stampa erano presenti il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato e il prof. Angelo Ferro, presidente dell’Opera Immacolata Concezione di Padova, che ospita monsignor Pasini.
«Il destino dei profeti è di vivere la vita senza riconoscimenti – ha detto Vecchiato -. Ma oggi è tutto diverso. Oggi stiamo vivendo la bellezza di questo riconoscimento, la bellezza del momento in cui un Papa ha voluto rendere omaggio a un profeta. È un omaggio a un profeta “di casa nostra” che ha dato un contributo altissimo alla Chiesa, prefigurando nelle proprie scelte di vita la direzione di una missione riformatrice. Un Papa che ringrazia chi offre la propria sofferenza per il bene di tutti riconosce che questo è “bene integrale” donato a tutti». Vecchiato ha aggiunto: «Vivere con i profeti non è semplice: ti spingono ad andare oltre il ‘come sempre’. È una scuola di vita, uno stimolo continuo a trovare risposte ai problemi umani fondamentali e a far incontrare carità e giustizia».
Il presidente dell’Oic Ferro ha aggiunto: “Monsignor Pasini qui da noi si è impegnato intensamente nella pastorale della longevità: ha voluto donare la sua sofferenza ed è proprio il “dono” di cui gli siamo profondamente grati. Nelle nostre strutture sono accolte le due età più fragili: l’infanzia (con servizi innovativi per la prima infanzia) e la longevità. Sono questioni fondamentali, perché è dall’incontro tra le età della vita che nasce e si costruisce il futuro della nostra società”.