Se i familiari che assistono a casa i propri cari non autosufficienti smettessero improvvisamente di farlo, la spesa per l’assistenza sanitaria che la regione veneto dovrebbe sostenere sarebbe di altri 900 milioni di euro. È questo, infatti, il valore economico sostitutivo della famiglia, calcolato e reso noto dalla Fondazione Zancan di Padova nel corso del convegno “Nessuno sia lasciato solo”, organizzato dalla Fnp Cisl (5 maggio 2010). “Si tratta di un’enormità, se teniamo conto che nel 2006 sono stati 317 i milioni di euro investiti dell’intera spesa sociale dei comuni veneti – aggiunge il direttore della Fondazione, Tiziano Vecchiato –. La stima che noi abbiamo fatto è al lordo dei trasferimenti monetari (ad esempio, assegni di cura) di cui beneficiano le famiglie, ma l’entità del valore economico sostitutivo della famiglia non sarebbe molto inferiore agli 800 milioni di euro”. Alla luce di questi dati l’invito è di “gestire molto meglio i problemi e tutelare molto di più la famiglia”.
Vecchiato parla inoltre di un falso mito, quello che la non autosufficienza sia un’emergenza nazionale incontrollabile e ingestibile: “Oggi la spesa sanitaria e l’indennità di accompagnamento rappresentano l’1,7 del Pil, calcolabili in 23-24 miliardi di euro. Entro cinquant’anni la spesa non supererà i 50 miliardi. Non mi sembra si tratti di un incremento ingovernabile, visto che abbiamo il tempo per affrontarlo e gestirlo”. Il vero problema, invece, dovrà essere affrontato in futuro dai comuni, poiché sempre meno i familiari sono in grado di pagare la quota sociale per l’accesso dei propri cari ai servizi: “Questo è il vero problema, che non è solo economico ma anche etico” continua Vecchiato, che insiste sull’urgenza della definizione dei Livelli essenziali di assistenza “per consentire alle famiglie di tirare un po’ il fiato, garantire la parità dei diritti e meglio tutelare bisogni e diritti delle persone non autosufficienti”.
Sul fronte veneto la Fnp plaude alla recente approvazione della legge regionale istitutiva del Fondo per la non autosufficienza, ma si dice consapevole che senza i decreti attuativi niente di fatto potrà cambiare. Una sfida raccolta dall’assessore regionale di nuova nomina Remo Sernagiotto e dal direttore dei Servizi sociali regionale Michele Maglio, che spiega: “La non autosufficienza è un problema culturale: bisogna rimettere la persona al centro e la nuova legge punta proprio a questo. Per continuare su questa linea dovremo migliorare l’accesso ai servizi, la valutazione e soprattutto lavorare a livello di programmazione territoriale”. Maglio sottolinea anche l’importanza di valutare l’efficacia dei trasferimenti monetari perché – si chiede – “settecento euro all’anno a una famiglia quanto possono servire?”.
Un altro tema caldo è quello delle risorse, che secondo Maglio possono arrivare in due modi: o spostando parte della spesa sanitaria su quella sociosanitaria o lavorando in un’ottica di progressività, fissando degli incrementi dei fondi per specifici obiettivi in relazione a nuovi servizi che vengono attivati. Per quanto riguarda il Fondo regionale per la non autosufficienza, a fronte di un fabbisogno di 2 miliardi di euro, mancano all’appello 511.800 milioni.
Soddisfatto del traguardo raggiunto dalla legge veneta si dice anche Gigi Bonfanti, segretario generale della Fnp: “Abbiamo vinto una battaglia, ma dobbiamo continuare a pungolare affinchè si proceda sul giusto percorso. È poi urgente a livello nazionale una legge che garantisca pari diritti a tutti”.
Fonte: Redattore sociale, agenzia di stampa