Il direttore della Fondazione Emanuela Zancan, Tiziano Vecchiato, ha preso parte al convegno «Diritti e sfide dell’integrazione sociosantaria: laboratorio di welfare locale e partecipativo», organizzato a Trieste da l’AAS1 Triestina e i Comuni degli ambiti triestini (17 dicembre 2015).
«Le nuove povertà riguardano problemi che mettono a dura prova le persone e le famiglie – ha affermato -. Ieri era deprivazione materiale, misurabile soprattutto in termini di reddito. Oggi i fattori di impoverimento sono molteplici e hanno ricadute dirette e indirette sulla povertà di lungo periodo. Sono misurabili come povertà alimentare, abitativa, educativa, di relazioni, di capitale sociale… Le persone che soffrono di tutto questo fanno molta fatica ad uscire dalla condizione di povertà, anche se ricevono trasferimenti economici che assistono ma non aiutano, non riducono le disuguaglianze, garantiscono un ‘pronto intervento sociale’ per sopravvivere ma non per vivere. Le indicazioni di recenti studi sul campo ci aiutano a capire cosa aiuta e cosa non aiuta, cosa serve e non serve, come aiutare in modo efficace e non assistenzialistico».
La crisi attuale sta mettendo a dura prova i sistemi di welfare. Il punto di maggiore criticità è il difficile incontro tra bisogni e risposte, con deficit di sostenibilità per i sistemi territoriali sociosanitari. È una deriva inevitabile? La crisi di fiducia lo farebbe pensare, come pure la carenza di innovazioni necessarie.
«Il principale problema è la sostenibilità finanziaria – ha aggiunto Vecchiato – , che deve essere affrontata con innovazioni di risposta. Sono necessarie per affrontare il difficile passaggio ‘da costo a investimento’. Può essere realizzato con soluzioni di welfare generativo, per far fruttare le risorse a disposizione, senza consumarle anzi rigenerandole con il concorso al risultato dei beneficiari dei servizi».
L’incontro delle capacità e delle responsabilità può fare la differenza. La programmazione locale può averne un grande beneficio ad esempio allargando il proprio campo di azione. «Significa passare dalle forme di programmazione partecipata tra organizzazioni solidali (amministrazioni pubbliche, organizzazioni non profit, associazionismo di impegno sociale, enti di tutela) chiamando in gioco tutti i centri di interesse ‘non profit e profit’, visto che la povertà è una sfida e un costo per tutti».
Le domande a cui dare risposta sono anzitutto: Come operare? Come valutare il rendimento del valore generato? Come passare dalla logica del costo a quello di investimento? Come coinvolgere le persone nelle innovazioni possibili?
Per approfondimenti “Cittadinanza generativa“