Quando ancora il sistema del welfare non era strutturato e le marginalità erano poco considerate, furono gli ordini religiosi i primi a dare una risposta concreta ai bisogni delle persone svantaggiate. Nel loro ruolo di apripista, le congregazioni attive in Italia seppero indicare come intervenire nelle situazioni più difficili e delicate, dove il servizio pubblico era totalmente assente. Da allora, però, molto è cambiato e gli ordini religiosi sempre più si rendono conto di non poter rimanere ancorati al passato: è urgente chiedersi come poter innovare i propri interventi e come relazionarsi con un sistema di welfare sempre più articolato. Di questo si è discusso a Malosco (Tn), sede estiva della Fondazione “E. Zancan” onlus, nel seminario “Gli apporti innovativi degli ordini religiosi alle risposte di welfare”. L’incontro voleva essere propedeutico alla conferenza che si terrà ad Assisi nei giorni 12-15 ottobre 2009, che avrà come titolo “Il Vangelo nelle opere di carità e impegno sociale di fronte alle sfide che si delineano”.
“Quando le congregazioni religiose sono nate – ricorda il presidente della Fondazione Zancan, mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini – c’era un contesto di welfare inesistente, ma ora la situazione è molto diversa. Diventa quindi indispensabile interrogarsi sul senso dell’attività degli ordini religiosi oggi e domandarsi se le risposte che stanno dando siano adeguate al contesto attuale. Le congregazioni devono quindi rinnovarsi e continuare nel nostro ruolo di apripista concentrandoci sulle emergenze cui lo stato ancora non ha dato una risposta: gli esempi potrebbero essere numerosi, pensiamo ad esempio al fenomeno della tratta”.
Sono quattro gli obiettivi su cui si insisterà ad Assisi e su cui molto si è discusso a Malosco: “Per prima cosa deve essere compresa la necessità di mettersi in rete, operare in sinergia, cercando i punti di contatto tra le attività delle diverse congregazioni per essere più incisivi nelle risposte ai bisogni”. In secondo luogo, nella conferenza umbra ci si interrogherà su quale sia l’annuncio del Vangelo diffuso oggi nelle opere sociali e si dovrà verificare l’incidenza delle azioni messe in campo nella società. Infine, l’obiettivo sarà quello di far emergere le linee di una nuova politica che sia il più possibile unitaria. Ma la vera sfida è certamente quella del lavoro in rete: “Adesso questo lavoro sinergico manca – sottolinea Pasini – e la sua necessità viene attualmente percepita più dagli operatori attivi sul territorio che dalle congregazioni stesse. Fare rete può significare molte cose e meglio comunicare le realtà operative e sulle attività svolte. Ci sono diverse centinaia di congregazioni in Italia”. E proprio per aggiornare i dati relativi agli ordini religiosi è stato lanciato il quarto censimento, grazie al quale si vuole mettere in luce il lavoro svolto dai diversi ordini dalla loro fondazione a oggi, le modalità di sussistenza da un punto di vista economico (sempre di più il vincolo delle convenzioni con il pubblico configura difficoltà a programmare sul lungo periodo), il rapporto tra Chiesa e territorio ed eventuali esperienze innovative in risposta a vecchi e nuovi bisogni. Di tutto questo si discuterà nella conferenza di Assisi e in particolare delle innovazioni di welfare rese possibili dalle congregazioni religiose.