La paura della non autosufficienza ha oscurato la possibilità di scelte lungimiranti. Il risultato è l’affanno crescente dei sistemi regionali di welfare e della spesa sociosanitaria, mentre l’offerta privata assorbe quote crescenti di “spesa fai da te” delle famiglie. Quella in nero oscilla, nelle regioni più ricche, tra il 30-40% di quella pubblica sociosanitaria, ma non necessariamente migliora l’esistenza. È il caso di chiedersi perché la non autosufficienza fa così paura, perché non è vista come opportunità per curare di più e meglio,nelle economie familiari del prendersi cura. In Veneto il “nero” equivale a 5-600 milioni di spesa annua. In Toscana il 60% di un campione di famiglie ha rinunciato all’offerta pubblica domiciliare, pur potendo utilizzarla. Avviene in regioni con servizi di buona qualità.
Perché un welfare in difficoltà fa così fatica a incontrare le capacità e i bisogni delle famiglie? Sono capacità umane ed economiche, in “concorso al risultato”. È l’abc del welfare generativo. Fa fatica ad essere capito e viene scoraggiato dalle pratiche tradizionali, in regime di “domanda e offerta”. Le famiglie sono sempre meno interessate al “dare e avere”, perché “concorrono a produrre”, cioè a rendere possibili soluzioni umane e umanizzanti, tra curare e prendersi cura, professionali e non professionali, con responsabilità integrate, capaci di rendimento e rigenerazione delle risorse.
Il contrario è affidarsi al gioco del “dare e ricevere prestazioni” con poca anima, poco tempo,poca qualità. La Ragioneria generale dello Stato ha stimato1,7 punti di Pil in più di spesa pubblica per la non autosufficienza da qui al 2060, cioè missione possibile, al netto della spesa privata. Ma nel 2014 le imposte dirette (238 miliardi) sono state superate dalle indirette (247 miliardi). Le prime sono progressive e riducono le disuguaglianze,le seconde le riamplificano con imposte uguali tra disuguali. Non piace alle famiglie stremate dai carichi assistenziali. Per loro non autosufficienza è un anfibio, un dilemma:rimanere costo o trasformarsi in investimento umano e umanizzante?
Rubrica “Welfarismi” di Tiziano Vecchiato. Estratto da Vita, luglio 2016