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Povertà minorile alimentare: gli esiti del progetto ‚ÄúLa buona tavola‚Äù di Save The Children

Il progetto “La buona tavola” di Save the Children Italia e Enel Cuore nasce per contrastare i fattori che causano la povertà minorile alimentare nelle città pilota di Roma, Napoli e Torino attraverso azioni concrete di assistenza per il bambino e la famiglia.
La povertà minorile è un fenomeno che si sta diffondendo sempre più in Italia. Recenti stime riferiscono di un 7% delle famiglie con minori che hanno difficoltà a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Un numero ancora più esteso sta facendo i conti con la crisi: una su tre è costretta a risparmiare sulla spesa alimentare, tre su cinque a modificare il menù quotidiano e oltre il 30% a comprare prodotti di qualità più bassa.
La Fondazione Emanuela Zancan, come partner, ha il compito di valutare gli esiti degli interventi messi in atto da “Vides Main” a Torino, “Il Melograno” a Roma e “L’Orsa Maggiore” e “Piano Terra” a Napoli. La prima fase di verifica coinvolge un gruppo di circa 20 bambini di diverse età e le loro famiglie, per poi incrementare l’analisi coinvolgendo altri bambini. “L’obiettivo è di capire se l’aiuto ha portato benefici, in che misura, di che tipo – spiega Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan -. Ogni euro dedicato a questa missione deve poter fruttare il massimo aiuto possibile. È una grande sfida per dimostrare che esiste una comunità pronta a spendersi per quanti sono più fragili e vulnerabili, a partire dai bambini in difficoltà. Può avvenire in una società viva, capace di accogliere, capace di contrastare l’individualismo, di donare non solo cose ma anche sé stessi agli altri”.
Il progetto è nella sua fase attuativa: sono state avviate le fasi di formazione a supporto della sperimentazione e sono in corso le prime valutazioni delle situazioni che sono inserite nel progetto “La Buona Tavola”. A questo faranno seguito azioni specifiche legate a una progettazione personalizzata per ogni singolo bambino che saranno successivamente valutate a distanza di tre mesi dall’avvio del percorso. Ancora Cinzia Canali, impegnata nella sperimentazione: “Misurare i benefici significa riconoscerli: per il bambino, per arricchire il suo spazio di vita, per le mamme, i genitori, per sviluppare relazioni di supporto che diventano solidarietà stabile tra famiglie che si aiutano”.