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Povertà, welfare, agire agapico e servizio sociale: il nuovo numero di ‚ÄúStudi Zancan‚Äù

 

Povertà, prove di efficacia nel lavoro degli assistenti sociali, agire agapico, rapporto tra teoria e pratica nel servizio sociale: sono questi i temi al centro del nuovo numero della rivista “Studi Zancan” (n. 3/2012), disponibile on line e in corso di stampa. 
La sezione monografica presenta i contenuti del «Progetto di accompagnamento per conoscere e comunicare la povertà a livello diocesano», promosso dalle Caritas del Nordest con la collaborazione della Fondazione «E. Zancan». L’idea di fondo è che per conoscere e comprendere la povertà servono strumenti adatti, in grado di fotografare e spiegare il fenomeno. Gli operatori delle Caritas, che sono da sempre in prima linea su questo fronte, oggi più che mai hanno bisogno di informazioni corrette che li aiutino nel loro lavoro. La realizzazione di rapporti diocesani sulla povertà andrebbe proprio in questa direzione, a patto che abbia “il coraggio di denunciare gli errori e le omissioni che caratterizzano le azioni di contrasto della povertà e di indicare percorsi alternativi”, come spiega il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato. Per essere efficace deve essere in grado di parlare a tutti, “lanciando il messaggio che la povertà non può essere sconfitta con azioni isolate, ma con interventi condivisi, dai risultati misurabili e verificabili”.
E’ ricca di spunti e riflessioni anche la sezione “Politiche e servizi” di questo numero, che si apre con un documento relativo alla promozione delle prove di efficacia da parte degli assistenti sociali nel lavoro a diretto contatto con l’utenza. Il testo è stato predisposto dalla Fondazione Zancan, dall’Associazione Italiana Docenti di Servizio Sociale, dagli Ordini Regionali degli Assistenti sociali di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Piemonte, Toscana, Veneto. 
Il contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare italiano è oggetto di ulteriore approfondimento, ripercorrendo le esperienze più significative avviate dagli istituti religiosi, che per primi si sono impegnati con gli «ultimi», a servizio delle nuove emergenze, riuscendo non solo ad aiutare, ma anche ad attivare le capacità delle persone.