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Quale futuro per il terzo settore?

Problemi, potenzialità e prospettive del Terzo settore: di questo si è parlato nel corso del primo seminario estivo del 2009 organizzato dalla Fondazione “E. Zancan” Onlus in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le onlus a Malosco, località del Trentino che da tempo ospita le attività estive della Fondazione. Per discutere del delicato tema del futuro e dell’identità del Terzo settore è stato riunito un gruppo di esperti coordinati da Emanuele Rossi, professore di diritto costituzionale della Scuola Superiore S. Anna di Studi universitari e di perfezionamento di Pisa e consigliere dell’Agenzia per le Onlus

“Il seminario voleva essere soprattutto occasione per valutare i possibili sviluppi del settore – spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato -, tenendo conto delle specificità dei soggetti che lo compongono, del loro percorso evolutivo, dei problemi che devono affrontare, di come superare le attuali contraddizioni”. Se, infatti, gli anni Ottanta e Novanta sono stati una vera fucina di idee e di esperienze nell’ambito del sociale e dei servizi alla persona, oggi si tratta di capire se e quale ulteriore sviluppo potranno avere nei prossimi dieci anni i soggetti di terzo settore. “Per prima cosa si deve superare l’equazione che vuole il termine ‘terzo settore’ come sinonimo di no profit – commenta il moderatore Rossi -. Infatti, mentre i soggetti di volontariato non distribuiscono utili, questo non per forza deve valere anche per il terzo settore in generale, che ha come valore aggiunto lo spirito di solidarietà, il fatto di dare risposte ai bisogni delle persone e altre caratteristiche che vanno oltre la mera questione della distribuzione degli utili e della configurazione dell’ente”.  Ciò che serve, quindi, è riconoscere e valorizzare le diverse identità dei vari segmenti, comprese tra i due estremi del volontariato da una parte e dell’impresa sociale dall’altra, “due opposti che comunque rientrano a pieno diritto sotto l’ombrello del Terzo settore”.

Alla luce di ciò, per procedere verso un futuro proficuo e per poter adempiere ai propri compiti, “il terzo settore deve strutturarsi sempre di più, tendendo a una dimensione ‘imprenditoriale’ – conclude Rossi -, anche se a volte questa non è perfettamente in linea con le ragioni della nascita di un ente o di un’organizzazione”. L’obiettivo per i prossimi passi, dunque, non può non essere quello di puntare a una decostruzione delle categorie tradizionali del Terzo settore, ponendosi però anche delle prospettive e delle regole a lunga scadenza.