Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Riflessioni sul Rapporto “In caduta libera”

La povertà in Italia non accenna a diminuire e sempre più spesso colpisce persone e famiglie “insospettabili”, che nascondono la loro imprevista precarietà temendo i pregiudizi. In questa situazione si trovano famiglie con figli piccoli, madri sole, anziani. A questo tema è dedicato l’articolo “In caduta libera: la lotta alla povertà in una crescente differenziazione territoriale”, presentazione del X rapporto Caritas-Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia. Il contributo, di cui riportiamo i passaggi salienti, è stato pubblicato nel numero 5 della rivista “Studi Zancan” (disponibile per intero nell’area download).
“In altri paesi – scrivono gli autori – diventare poveri non significa rimanere poveri, ma avere ragionevole speranza di poterne uscire nel breve periodo, con l’aiuto istituzionale e sociale, con il proprio impegno personale per passare da una condizione di esclusione a un’integrazione sociale rinnovata”. La povertà di lungo corso, tipica della situazione italiana, non ha invece trovato e non trova benefici negli interventi finora realizzati, tutti caratterizzati da un’ottica emergenziale. “Gli interventi in emergenza sono per loro natura di breve periodo, basati su trasferimenti di denaro, su risposte a bisogni vitali. In questo modo si riduce momentaneamente la sofferenza e l’isolamento, pur sapendo che questo non basta per uscire dalla povertà”.
Se una parola da mettere al bando, dunque, è “emergenza” una seconda è “disuguaglianza”: attualmente infatti esistono differenze significative nella capacità di spesa e nell’allocazione delle risorse nella penisola. Dal confronto interregionale, nel 2006, si registrano valori pro capite compresi tra 1,80 euro (Abruzzo) e 23,07 euro (Valle d’Aosta) per la spesa dell’area povertà, e tra 2,75 euro (Calabria) e 48,28 euro (Friuli Venezia Giulia) per la spesa a sostegno dei meno abbienti.
Nel contributo si sfata anche il luogo comune del “non ci sono risorse”: gli autori riferiscono infatti che “la spesa per assistenza sociale ha mosso nel 2008 circa 49 miliardi di euro, distribuiti tra spesa centrale, regionale e comunale. Esistono però enormi differenze di capacità nei territori, con un evidente paradosso: dove c’è più bisogno viene dato meno, mentre viene dato molto di più dove i bisogni connessi alla povertà sono inferiori”.
Un’ultima riflessione è sul messaggio che si vuole lanciare dalle pagine del X Rapporto: è necessario “dare impulso a interventi ‘a monte’, in grado di attivare strategie strutturali di contrasto alla povertà che siano in grado di governare queste differenziazioni territoriali e ricondurle a un piano di equità e di rispondenza ai bisogni delle persone. Ma azioni di questo tipo non sono purtroppo nell’agenda politica”.