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Ripartire dai poveri e il XXI Corso di perfezionamento sui diritti della persona e dei popoli

Nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli e la Cattedra UNESCO ‘Diritti umani democrazia e pace’ dell’Università di Padova ha organizzato il XXI Corso di perfezionamento sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova. È rivolto ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Intende approfondire la conoscenza, in chiave multidisciplinare, dei temi relativi alla salvaguardia dei diritti della persona e dei popoli sul piano interno e su quello internazionale, con l’obiettivo di:

  • fornire conoscenze relative sia ai processi di globalizzazione, con particolare riguardo alla loro ricaduta in campo economico e sociale e sulle capacità di governance ai vari livelli, sia al processo di internazionalizzazione dei diritti umani.
  • favorire la conoscenza dei diritti economici, sociali e culturali con una particolare attenzione ai diritti dei gruppi vulnerabili, al diritto all’identità e alla cittadinanza, al diritto all’educazione,
  • aggiornare le competenze in materia dei diritti umani quali la tratta di donne e bambini, il dialogo interculturale e l’impegno etico e sociale dell’impresa.

Martedì 10 febbraio 2009, dalle ore 15.00 alle ore 16.30, presso il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli (via Martiri della Libertà 2, Padova) è prevista una conferenza sul tema “Ripartire dai poveri: Rapporto 2008 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia” tenuta da Tiziano Vecchiato.
«Se si è perso tempo, in particolare negli ultimi anni, è anche perché si è dato credito a una tesi convincente e seducente. La povertà potrà essere ridotta grazie allo sviluppo economico. In sostanza: “maggiore sviluppo economico, maggiore redistribuzione dei vantaggi di tale sviluppo, quindi meno povertà”.
Si tratta di una tesi che ha un’indubbia capacità di convinzione e nello stesso tempo sposta in avanti la possibilità di impegno responsabile per affrontare il problema. Se questa tesi fosse vera, nel paese che, pur con molte contraddizioni, è ai primi posti dello sviluppo mondiale – gli USA – non dovrebbero esserci 13 milioni di bambini che vivono in condizione di povertà. Se consideriamo i bambini che vivono in famiglie povere e in famiglie a basso reddito, la percentuale passa dal 17% al 39%. Se prendiamo in esame la condizione dei bambini poveri in quel paese negli anni dal 2000 al 2006, risulta che la povertà infantile è aumentata dell’11%, cioè 1.200.000 bambini si sono aggiunti ai già tanti costretti a crescere poveri ed emarginati (National Center for Children in Poverty, 2007). Se la tesi della riduzione della povertà, grazie allo sviluppo economico, avesse mantenuto le sue promesse, non dovrebbe essere così, anzi il contrario.
Questo esempio ci aiuta a far luce su alcuni aspetti del problema. Molti genitori di questi bambini non sono incapaci, non evitano il lavoro, non sono persone che non hanno a cuore i loro figli. Sono persone che lavorano e che, malgrado questo, non riescono ad ottenere un reddito sufficiente per garantire ai figli un’istruzione, cure sanitarie necessarie, un’alimentazione adeguata… cioè risposte a diritti umani, perché ogni bambino possa mettere a frutto le proprie capacità e potenzialità.
Non bisogna quindi dare credito alle facili sirene. La questione povertà non è un incidente “da poco sviluppo”. È invece fortemente radicata nelle economie occidentali. Le ragioni vanno cercate (anche) confutando teoremi che, come abbiamo visto, semplificano il problema e lo sottovalutano, finendo per essere sostanzialmente falsi».
«Lo strumento che la Caritas Italiana e la Fondazione Zancan considerano idoneo per affrontare queste situazioni è quello di un “progetto di lotta alla povertà”, comprendente non solo misure di temporaneo sostegno assistenziale, ma anche forme di accompagnamento delle famiglie, per aiutarle a uscire dallo stato di dipendenza e di povertà, verso quindi una promozione integrale della persona. La vera promozione umana infatti non può che essere l’autopromozione: la società e le istituzioni dovrebbero operare secondo il principio di sussidiarietà, consentendo alle persone di attivare tutte le loro risorse, o almeno quelle residue. Anche i poveri sono titolari di una cittadinanza attiva» (Tratto da “Ripartire dai poveri: Rapporto 2008 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia“).