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Se il marketing si appropria del welfare generativo

Vincere la povertà con il welfare generativo. Rigenerare capacità e risorse. Welfare generativo: responsabilizzare rendere, rigenerare. Cittadinanza generativa. Sono quattro modi per parlare di un futuro possibile, dopo che un welfare in crescente difficoltà non garantisce risposte ai bisogni fondamentali delle persone. Si ritroverà esausto, incapace di dare speranza ai più poveri, agli ultimi e a tutti gli altri. Nel contempo la solidarietà è cresciuta nelle pratiche sociali, è diventata economia di profitto sociale. È potenziale che ha bisogno di esprimersi oltre le pratiche del welfare. Quello del futuro lo abbiamo chiamato in modo opposto, convinti che la strada sia ben oltre il raccogliere (r1) e il redistribuire (r2).

Non è per niente facile perché non basta il restyling della sussidiarietà intermedia, dell’associazionismo, del volontariato, del non profit. L’insieme dei buoni e dei solidali fa già quello che serve. Se lo farà meglio non basterà, perché l’insieme non può essere salvato dal sottoinsieme che già anticipa nuovi modi di essere società solidale.

Welfare generativo (Wg) significa coraggio di investire in sussidiarietà nativa. Anche gli aiutati hanno diritto di sperimentare quanto valgono le capacità «in concorso al risultato» per conoscere i benefici moltiplicativi dell’aiutare ad aiutarsi. È un modo necessario per salvarsi dalla dipendenza assistenziale, per salvaguardare la propria dignità, per scoprire che l’aiuto che aiuta non abita nei rapporti di scambio e di potere. È agire «a corrispettivo sociale», non è reciprocità ma eccedenza, cioè ben oltre le trappole del dare e avere. La grammatica e la sintassi del welfare generativo sono esigenti. Chiedono di evitare l’idea di generatività «bella di per sé», a rischio di sterilità se diventa estetica comunicativa e marketing convegnistico. Il lessico WG non fa sconti, chiede conto su rendimento (r3), rigenerazione delle risorse (r4) responsabilità sugli esiti (r5). Significa «ciascuno con le sue capacità», perché il lievito del sottoinsieme possa esondare nell’insieme.

Rubrica “Welfarismo” di Tiziano Vecchiato. Estratto da Vita, aprile 2016