Il nostro Paese si trova nel bel mezzo della crisi economica. Tra la categorie di persone più esposte ci sono i lavoratori immigrati: il rischio è che di fronte a possibili licenziamenti, si sviluppi una specie di «guerra tra poveri» nella quale gli stranieri, percepiti e combattuti come pericolosi concorrenti, finirebbero per soccombere.
Di fronte ad un simile scenario carico di possibili conflitti, ci sembra doveroso lanciare all’opinione pubblica e alle forze parlamentari la proposta di una moratoria, ossia di sospendere ad tempus l’applicazione della «Bossi-Fini», specificamente dell’art. 22 comma 11, relativo all’espulsione di immigrati licenziati, in attesa del superamento della fase più acuta della crisi.
La proposta di sospendere l’applicazione della legge non è una forma di buonismo, bensì una misura di giustizia e anche di buon senso, giacché degli immigrati l’economia italiana non può fare a meno. Una proposta di moratoria dell’espulsione di lavoratori immigrati, avrebbe naturalmente un efficace peso politico, se fosse fatta propria da altri soggetti, non solo dalla Fondazione Zancan, per diventare proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta dai sindacati, dalle associazioni di promozione sociale e da tutto il terzo settore. Il successo di una simile iniziativa è legato ad una convinzione: la cittadinanza e quindi l’appartenenza ad uno Stato è importante; ma prioritaria è l’appartenenza all’umanità. La persona umana viene prima del cittadino, e a nessuno è consentito di far appello alle leggi della propria patria, per opprimere la persona umana, sia essa regolare o irregolare.
La versione integrale dell’Editoriale Una moratoria della «Bossi-Fini» di Mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini è pubblicato in Studi Zancan n.1/2009 ed è scaricabile nella sezione download.