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Valutare il Servizio Civile: volontari, enti e utenti a confronto

Roma – 8 ottobre 2008 convegno “IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE CON L’EFFICIENZA DEGLI ENTI NEI PROGETTI ALL’ESTERO”

SENATO DELLA REPUBBLICA – Palazzo Giustiniani – Sala Zuccari ore 17

Nell’incontro sul tema “Il Servizio Civile Nazionale con l’efficacia degli enti nei progetti all’estero” si presentano i risultati di  ricerche promosse dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile – Ministero della Solidarietà Sociale, in collaborazione con la Fondazione Zancan di Padova. Tema delle ricerche è valutare l’efficacia del servizio civile per i giovani, gli enti e gli utenti.

Un primo studio è stato rivolto ai volontari che si trovavano in fase di avvio al servizio nel periodo ottobre-dicembre 2007, una seconda analisi ha considerato i volontari che si trovavano nella fase conclusiva o che l’avevano appena terminata negli stessi mesi. Le aree di indagine miravano, in particolare, a valutare l’efficacia del servizio civile rispetto alla crescita sociale dei volontari (lo sviluppo delle abilità comunicative e relazionali), alla crescita della sensibilità civica (le regole di convivenza civile, i doveri di cittadinanza), alla crescita professionale (gli apprendimenti legati alla vita in un’organizzazione, lo sviluppo delle competenze lavorative ecc.).

«Si è scelto di coinvolgere i volontari in una valutazione partecipata – spiega TIZIANO VECCHIATO, direttore della Fondazione Zancan -, attraverso questionari on line, senza una selezione preventiva, per dare la possibilità a tutti di esprimersi». «La valutazione partecipata può infatti rappresentare una base strategica per qualificare la gestione del servizio civile – continua VECCHIATO -. Lo studio è stata cioè occasione per sperimentare un modello di valutazione che ci auguriamo possa essere replicato in futuro: i risultati, infatti, testimoniano l’utilità e le potenzialità delle valutazioni di efficacia nelle politiche di welfare».

IL PROFILO DEI VOLONTARI

I volontari all’inizio del servizio. Le analisi effettuate sono basate su 3.244 questionari compilati, pari al 9% della popolazione di riferimento (costituita da circa 35.900 volontari). I volontari che hanno risposto (all’80% ragazze) hanno un’età media di 22 anni e mezzo e un titolo di studio medio-alto (nel 65% dei casi diploma superiore, nel 31% laurea). Circa la metà sono studenti (studiano, oppure studiano e lavorano). Più di un terzo svolge il servizio presso enti locali, circa un quarto presso enti che erogano servizi alle persone. All’inizio del servizio emerge soprattutto l’esigenza di voler vivere questa esperienza per “fare qualcosa di utile per gli altri” (76%), per “entrare in contatto con problematiche sociali” (61%), per “realizzarsi come persona” (59%).

I volontari alla fine del servizio. Le analisi effettuate sono basate su 4.314 questionari compilati, pari al 9,5% della popolazione di riferimento (costituita da circa 45.600 volontari). I giovani che hanno risposto sono per lo più ragazze (75%), hanno un’età media di 23 anni e mezzo e come titolo di studio il diploma superiore (65% dei casi) o la laurea (30%). Circa la metà sono studenti (studiano solo, oppure studiano e lavorano). Più di un terzo ha svolto il servizio in enti locali, circa un quarto presso enti di assistenza. Al termine dell’esperienza, risulta confermata dai volontari l’importanza delle motivazioni di carattere “pro sociale” e di realizzazione personale. L’utilità più elevata è stata riscontrata nello sviluppo di nuove relazioni umane, nel miglioramento delle capacità di relazione e nella crescita personale.

DAL CONFRONTO, LA VALUTAZIONE DEL SERVIZIO

Per quanto riguarda la crescita sociale, rispetto alle attese iniziali i volontari, a fine servizio, riconoscono uno sviluppo delle proprie abilità e competenze. Migliorano le competenze centrate sugli aspetti comunicativi e di confronto con gli altri: “comunicare in modo efficace” (passa dal 59% al 66%), “sostenere una discussione con chi la pensa diversamente” (dal 60% al 64%), “confrontarsi con altri punti di vista”. Migliora, inoltre, la capacità di “conoscere i propri punti di forza” (dal 50% al 61%) e “conoscere i propri punti di debolezza” (dal 60% al 64%).

Per quanto riguarda la crescita professionale, i volontari non esprimono un miglioramento significativo (alcuni indicatori presentano un’evoluzione positiva, altri meno). Nello specifico, viene riconosciuto un miglioramento nelle proprie capacità di “controllare le reazioni in situazione di disagio”.

Infine, con riferimento alla crescita civica, all’inizio del servizio i volontari attribuiscono un’importanza molto elevata a tutti gli aspetti proposti alla loro attenzione, mentre alla fine del servizio le valutazioni, pur mantenendosi a livelli considerevoli, sono più prudenti.

In generale, dallo studio si evidenzia che all’aumentare delle ore di formazione aumentano le valutazioni positive dei volontari (nel riconoscimento delle proprie abilità sociali e professionali e dei valori civici).

«Il servizio civile è un’esperienza che sollecita processi di crescita in direzioni diverse, in particolare quella sociale – commenta TIZIANO VECCHIATO – È dunque necessario un maggiore investimento da parte degli enti perché le attese dei volontari trovino risposte migliori».

L’EFFICACIA PER GLI ENTI

È stata inoltre valutata l’efficacia del Servizio Civile per gli enti che nel 2007 o negli anni precedenti hanno ospitato volontari. La ricerca, realizzata con un questionario on line con una sezione strutturata secondo la metodologia degli esperimenti di scelta, ha coinvolto 732 enti (circa il 30% della popolazione effettiva di riferimento). Gli enti rispondenti sono per lo più enti locali (41%) ed enti di assistenza sociale e sociosanitaria (25%).

Per quanto attiene la formazione generale, non tutti gli enti hanno rispettato l’impegno di ore minimo stabilito per legge. La maggior parte di loro, comunque, ha predisposto percorsi formativi di una durata compresa tra 30 e 50 ore. Per quanto riguarda la formazione specifica, circa i due terzi degli enti offrono ai propri volontari una quota di ore superiore al minimo stabilito per legge.

I dati evidenziano che all’aumentare del numero di ore dedicate alla formazione, aumenta la percentuale di enti che percepiscono una crescita dei volontari sul piano civico, sociale, professionale.

I volontari hanno per lo più un ruolo di integrazione rispetto alle funzioni svolte dagli operatori dell’ente. Il valore aggiunto dato dai volontari riguarda soprattutto il piano organizzativo (sviluppo di atteggiamenti collaborativi interni all’ente e sviluppo di nuovi servizi), metodologico (lavoro per progetti) e di relazione con l’esterno (sviluppo di contatti con altre realtà del territorio). Oltre il 96% degli enti, poi, dichiara un impatto positivo della presenza dei volontari per l’immagine dell’ente che li ospita.

La valutazione complessiva sulla presenza dei volontari è dunque molto positiva: essi rappresentano un alto valore aggiunto per l’organizzazione, malgrado i costi che essa è chiamata a sostenere. Gli esiti sono tanto più positivi quanto più il ruolo loro assegnato è di integrazione e non di supplenza agli operatori dell’ente.

Gli enti ritengono che un incremento del tempo organizzativo interno dedicato ai progetti di Servizio Civile e alle attività dei volontari sia l’elemento che più contribuisce in termini di efficacia; anche qualificarsi sul territorio in quanto soggetti in grado di generare capitale sociale è percepito conveniente dal gruppo di rispondenti. La dimensione che, invece, è giudicata di minore utilità è la “disponibilità a coinvolgere al proprio interno giovani con basso livello di istruzione”. Gli enti evidenziano una modesta disponibilità a investire con azioni di miglioramento: dai risultati dell’esperimento di scelta emerge la preferenza (circa la metà degli enti) per l’alternativa che rappresenta lo stato attuale di servizio.

L’EFFICACIA PER I DESTINATARI DEI SERVIZI

Una sezione qualitativa dello studio ha esplorato, con una serie di interviste di gruppo, l’impatto del Servizio Civile per i destinatari dei servizi. Si conferma la percezione positiva dell’esperienza di Servizio Civile: i gruppi di persone ascoltate, infatti, apprezzano l’aiuto ricevuto, l’accompagnamento in percorsi educativi e di inserimento sociale e lavorativo. Un livello di soddisfazione elevato emerge per la qualità della relazione con i volontari: la capacità di ascolto e lo stile personale del volontario colpiscono prima, o più, della competenza tecnica, a conferma del fatto che la componente “sociale” – in senso ampio – rappresenta effettivamente l’elemento qualificante dell’esperienza di Servizio Civile. Queste abilità sociali e relazionali si rafforzano nel corso dei 12 mesi di servizio: molte persone intervistate, infatti, affermano di aver percepito una maturazione dei volontari, soprattutto dal punto di vista umano (capire cosa significa vivere una situazione di sofferenza, maggiore capacità di cogliere la storia delle persone ecc.).