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Verso risposte domiciliari integrate

Si è svolta il 17 luglio a Pescara la fase conclusiva della sperimentazione triennale mirata a valutare l’efficacia delle risposte domiciliare integrata alle persone e famiglie in difficoltà. Il progetto è stato condotto dalle Regioni Abruzzo e Sardegna e dalla Fondazione E. Zancan Onlus. L’obiettivo era di elaborare e valutare un nuovo modo di presa in carico personalizzata, che fosse in grado di mettere in rete il personale sanitario e sociale che gravita intorno alla persona e alla famiglia bisognosa di assistenza e di favorire la condivisione delle informazioni sui singoli casi. La sperimentazione puntava inoltre a valutare l’efficacia della presa in carico complessiva, maggiormente centrata sulla persona, sull’ascolto e soprattutto attenta nel tenere in considerazione anche il mondo di relazioni che interessa la persona e in particolare la famiglia. 

La ricerca nel triennio ha interessato un gruppo di persone con demenza (47 in Abruzzo e 23 in Sardegna), persone con frattura del femore di età superiore agli 80 anni (32 in Abruzzo) e infine numerose famiglie multiproblematiche con figli minori (66 minori in Abruzzo e 25 minori in Sardegna) insieme ai loro genitori. I risultati hanno dimostrato la validità dell’approccio in situazioni delicate e molto difficili, in cui il non peggioramento in certi casi è già una vittoria, ma sono stati registrati anche significativi miglioramenti nelle condizioni di vita delle persone seguite.

Si è trattato di un lavoro difficile e ambizioso poiché “non è bastato analizzare le condizioni dei servizi e chiedersi come fare di più e meglio per incrementare la capacità di aiuto a domicilio – spiega il direttore della Fondazione E. Zancan, Tiziano Vecchiato -: è stato necessario uscire dalle modalità usuali di servizio e farle coesistere con nuove soluzioni. È stato soprattutto importante affrontarle con gli strumenti propri della ricerca sperimentale, misurandosi con le domande del progetto di ricerca, insieme con molti operatori, persone e famiglie. È stata la ragione che più di altre spiega i risultati raggiunti”. E aggiunge: “Senza una diretta responsabilizzazione nella verifica di impatto delle soluzioni proposte non sarebbe stato possibile trasformare dei territori in laboratori sperimentali”.

Soddisfatta degli esiti della sperimentazione si dice la presidente della Quinta commissione consiliare della Regione Abruzzo Nicoletta Verì, che ha parlato anche a nome degli assessori alla Sanità Lanfranco Venturosi e alle Politiche sociali Paolo Gatti: “Abbiamo condiviso con entusiasmo il progetto perché consente una valorizzazione delle competenze professionali da un lato e l’alleggerimento del peso della famiglia dall’altro. Si tratta di una sperimentazione che corrisponde pienamente alle esigenze del nostro territorio.  Quello che faremo ora sarà la verifica dell’Unità di valutazione multidimensionale per stabilirne la congruità con le linee guida di cui disponiamo. E allo stesso tempo testeremo l’efficacia delle schede di valutazione che abbiamo elaborato e che hanno il merito di tenere conto delle condizioni del paziente al momento della presa in carico, considerando anche tutto il sistema che lo circonda”.

Orgogliosi della partecipazione al progetto si sono detti anche i molti operatori coinvolti, che hanno dimostrato di aver fatto tesoro dell’esperienza. Ma ci sono dei luoghi, nell’Abruzzo colpito dal terremoto, in cui gli insegnamenti di quest’esperienza dovranno essere messi in pratica in condizioni inedite come quelle delle tendopoli, dove insieme ai molti sfollati ci sono tante persone e famiglie che hanno bisogno di un aiuto “domiciliare”, cioè nel nuovo spazio di vita in cui per ora sono alloggiate.