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Verso una linea guida per l’accesso ai servizi sanitari di persone con disabilità

Elaborare una Linea guida per l’accesso ai servizi sanitari delle persone con grave disabilità, in particolare bambini, ragazzi e giovani adulti: è questo l’obiettivo della Fondazione “E. Zancan” onlus di Padova che da oggi (30 giugno) fino al 3 luglio riunisce attorno a sé un gruppo di esperti, coinvolti nel  quarto seminario di ricerca a invito della stagione estiva a Malosco, in Trentino (l’iniziativa è in collaborazione con la Fondazione Paideia di Torino).
La scelta di impegnarsi nella definizione di linee guida nasce dal una ricerca recente della Fondazione Zancan, realizzata in collaborazione con Aias e Svep di Piacenza, dalla quale emerge che spesso i diritti di accesso alle cure dei disabili sono disattesi. Secondo lo studio, però, esistono anche esperienze locali positive che possono rappresentare un punto di partenza per definire criteri e protocolli per facilitare l’accesso e la fruizione delle risposte. Una sintesi della ricerca è stata recentemente pubblicata nel numero 2/2010 della Rivista “Studi Zancan” nella sezione monografica. Tale pubblicazione rappresenta la base conoscitiva per il confronto degli esperti.  
 “Il seminario si propone di riflettere sul problema del diritto all’accesso, alle cure e alla salute dei bambini, ragazzi e giovani adulti con grave disabilità” spiega Cinzia Canali, ricercatrice della Fondazione Zancan e coordinatrice del seminario insieme a Gianmaria Gioga (direttore del distretto sociosanitario n. 2 Azienda Ulss 16 di Padova) e Fabrizio Serra (direttore della Fondazione Paideia). “Il risultato del confronto – aggiunge – sarà una linea guida condivisa tra persone utenti, professionisti, volontari e ricercatori da sperimentare presso servizi sanitari sensibili ai temi della promozione dei diritti”. Particolare attenzione sarà prestata alle modalità di accesso, di accoglienza, di assistenza delle persone con disabilità che hanno bisogno di prestazioni sanitarie, erogate in regime di ricovero o ambulatoriale.
La convinzione è che serve un cambiamento culturale che consenta di focalizzarsi non solo sui bisogni dei disabili, ma anche sui loro diritti: “Questo approccio non nega i problemi e le difficoltà – conclude Canali –, ma è fondamentale perché riconosce protagonismo ai soggetti, alle persone con disabilità e ai loro familiari. Un protagonismo che i servizi e gli operatori faticano ad accettare e a riconoscere completamente, continuando a pensare alle persone delle quali sono chiamati a occuparsi come a destinatari di interventi e prestazioni, in modo indipendente dalle barriere e difficoltà di accesso e fruizione delle risposte”.