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Welfare, nuove risposte per bisogni crescenti

Sabato mattina convegno delle Acli di Padova per lanciare la proposta di una fondazione di comunità. La sfida è quella di un welfare “generativo”. Il sottosegretario Baretta: “Finalmente una proposta di welfare non solo come contrazione, ma come possibilità di interventi positivi”

PADOVA – Non si può aspettare più: la crisi generalizzata impone di cambiare strutturalmente il sistema di welfare attuale, inadeguato e incapace di rispondere ai bisogni crescenti. La strada è stata tracciata oggi nel corso del convegno “La sfida dell’economia civile. Risposte concrete alla crisi per un welfare generativo” organizzato da Acli Padova. È stata l’occasione per lanciare la proposta di una fondazione di comunità, la prima a Padova: l’obiettivo è di mettere a disposizione le risorse di soggetti attivi, siano essi cittadini, imprese, enti e terzo settore, per progetti di utilità sociale. “Alla base del progetto c’è la valorizzazione delle energie positive presenti nella società e il rafforzamento dei legami comunitari – ha spiegato Marco Ferrero, presidente Acli Padova.

La proposta delle Acli nasce dalla consapevolezza che sono necessarie soluzioni nuove, più efficaci, per rispondere ai bisogni in crescita. La strada è quella tracciata dalla Fondazione E. Zancan con il suo “welfare generativo”: “Il welfare di oggi è sconfitto, ma siamo in tempo per rimediare” ha sottolineato il direttore Tiziano Vecchiato, citando alcuni dati: l’aumento del 62,7 per cento di famiglie povere al Nord dal 2011 al 2012, la spesa assistenziale più che raddoppiata in 5 anni, l’assenza di accordo sul valore effettivo di questa spesa. Un’altra sconfitta è la social card, che non è riuscita a ridurre la povertà. “Il nostro è un welfare recessivo, che dà tantissimo, ma solo con trasferimenti economici, che catalizzano il 90 per cento della spesa sociale. È una logica vecchia, basata sul raccogliere e ridistribuire”. Tutto questo può cambiare se si passa dalla logica del costo a quella dell’investimento: “Il welfare generativo dice alle persone ‘non posso aiutarti senza di te’ – ha spiegato Vecchiato -: non dà e basta in funzione di un diritto, ma esige anche un dovere, quello di far valere le risorse, di essere soggetti attivi. In questo modo si genera valore, sociale ed economico, che viene rimesso in circolo a favore della comunità”.

“Finalmente siamo di fronte a una proposta di welfare non solo come contrazione, ma come possibilità di interventi positivi – ha commentato il sottosegretario all’Economia e Finanze Pier Paolo Baretta -. Il welfare è una grande risorsa, dobbiamo tutelarlo e difenderlo. Bisogna passare da un’idea assistenziale a un’idea, appunto, generativa”. E ha aggiunto: “La domanda di welfare è destinata ad aumentare di pari passo con la grande trasformazione sociale in atto. L’aumento dell’età media, l’immigrazione e la concentrazione urbana provocano nuove emarginazioni e le disuguaglianze aumentano.  È chiaro, dunque, che il pubblico da solo non sarà in grado di soddisfare la mole e la qualità dei nuovi bisogni. Ecco perché è indispensabile una sussidiarietà vera, affiancata da un nuovo sistema di welfare ‘generativo’. Tutto ciò ha un valore sociale, ma anche un rilevante effetto economico”. Il sottosegretario ha indicato alcune piste di lavoro: “Abbiamo bisogno di nuovi riferimenti teorici e impianti normativi e dobbiamo lavorare per riorientare le risorse esistenti. Un esempio è quello degli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione in deroga è necessaria, ma richiede qualche riflessione sul suo utilizzo, sul possibile impiego sociale dei beneficiari. Lo stesso vale per il delicato problema degli esodati. È arrivato il momento di chiederci se non sia più ‘sociale’ adottare la flessibilità in uscita verso la pensione. Stiamo anche lavorando per valutare il possibile impiego delle risorse dei fondi pensione a sostegno dell’economia reale: si potrebbe immaginare che queste risorse siano indirizzate, ad esempio, verso forme di microcredito o altri strumenti a sostegno di quelle iniziative economiche che sostengono il nuovo welfare”.